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Immagine del redattoreRosa Blasetti

Di libri, di sogni, di parti di noi...


Che legame possiamo instaurare tra sogni, libri e il prendersi cura di sé?

Perls, padre della psicoterapia della Gestalt, parla del sogno in questi termini:

“Sono convinto che nel sogno ci troviamo di fronte a un chiaro messaggio esistenziale su quel che manca alla nostra vita, su quel che evitiamo di fare e di vivere, e che vi sia abbondante materiale da cui partire per riappropriarsi delle nostre parti alienate, per riassimilarle” (Perls, 1980).

Il sogno diventa quindi una vera e propria possibilità per aprire una finestra su se stessi, per affacciarsi sulla propria ombra, per buttare un occhio su quelle parti di noi che ci appartengono profondamente ma che non lasciamo emergere a pieno, di cui legittimiamo l’esistenza solo come elementi dell’immaginario onirico. La sfida che propone Perls è permettere al sognatore di identificarsi con le parti del sogno, che sono un suo prodotto, e cercare di integrarle in maniera cosciente così da ampliare la consapevolezza di sé e le proprie potenzialità.

Ecco, io credo che, ad un livello diverso e con una modalità diversa, i libri assolvano la stessa funzione dei sogni: ci permettono in qualche modo di attenzionare noi stessi, di farci entrare in contatto con parti più o meno conosciute di noi. Quando leggiamo siamo colpiti da qualcosa, siamo scossi, interessati, attratti, distratti, invogliati…insomma c’è sempre qualcosa che più di altro diventa per noi rilevante…ed è così che possiamo mettere a fuoco questo qualcosa e provare a capire quanto abbia a che fare con noi e con la nostra storia. E’ vero, il libro, a differenza del sogno, è il prodotto di qualcun altro…ma quanto è significativo sentirsi emozionati dalle parole dell’altro? Quanto il vissuto dei protagonisti di una storia diventa specchio per noi stessi? Quanto il sentire comune aumenta le competenza relazionali in termini di empatia? Quanto il racconto di un’altra vita entra in risonanza con la nostra?

La sfida che propone la libroterapia è proprio andare ad esplorare l’immenso bacino di possibilità che un libro fornisce al lettore per riconoscersi in una storia altra, per scovare se stesso tra le righe della narrazione; e questo diventa molto “terapeutico” se fatto in un contesto gruppale in cui le relazioni si impongono per la loro rilevanza, nella concretezza del loro farsi, e ci si affida, come punto di partenza nell’esplorazione di sé, al libro proposto, comune denominatore del gruppo, sfondo attivo a cui attingere per conoscersi e per sentire come ognuno porta nel libro un pezzetto prezioso di sé, di cui può tentare di riappropriarsi grazie al lavoro in gruppo.

Si tratta come al solito di intraprendere una strada dentro noi stessi, il libro ci permette di farlo in maniera assolutamente dolce e autentica...ogni libro, ogni sogno, è un viaggio profondo tra emozioni, ombre, salti nel vuoto, personaggi lontani, terre sconosciute dove ritroviamo il senso più autentico della nostra esistenza. E quindi…libri e sogni...due meravigliose possibilità attraverso cui, spontaneamente e inaspettatamente, ci prendiamo cura di noi stessi.

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